SALA 2

Gli oggetti, tra quelli dell’abitato, inseriti all’interno della mostra “Se gli uomini non trAmano,  lo fanno le donne.” sono stati scelti perché rappresentativi di uno dei  tre aspetti più identificativi del soggetto femminile all’interno della  comunità etrusca. Fusaiole, rocchetti, conocchie, fusi, epinetra e  pesi: esemplificativi della donna come “colei che trama” in qualità di  tessitrice.
La prima sala del museo archeologico  di Ferrara è dedicata alla struttura urbana della città etrusca di  Spina, fondata alla fine del VI sec. a.C.,  alla vita al suo interno ed  alle attività che scandivano la giornata dei suoi antichi abitanti,  suggerite dagli oggetti rinvenuti proprio nell'abitato antico.
I  dati che possono offrirci tali oggetti circa le attività che si  svolgevano all’interno di una città sono in parte superiori rispetto a  quelli ricavabili all’interno di sepolcri, sia per la rarità di  rinvenimenti di contesti di abitato soggetti alle trasformazioni del  territorio, sia perché ritrovati in posizioni che meglio illustrano il  loro utilizzo giornaliero, infine in quanto privi di quei simbolismi ed  aspetti di defunzionalizzazione che caratterizzano invece gli oggetti  destinati al corredo funerario. 
Un’altra categoria di oggetti importanti è quella legata all’attività principale della donna in tutte le sue fasi: la tessitura. 
Così  come l’uomo era dedito al commercio, alla guerra e all’ordinamento  interno della società, così la donna nel mondo antico, compresa quella  etrusca, era padrona della casa. All’interno delle sue mura, ella  provvedeva a cardare e a filare la lana, aiutata dalle sue ancelle in  caso di donne altolocate, per poi infine tesserla a telaio, creando le  trame di capi d’abbigliamento personali e raffinati. 
Ecco dunque gli strumenti necessari per queste operazioni:
-Epinetra (1-2-3)  ovvero copri coscia in ceramica per proteggersi le gambe e su cui  appoggiarsi mentre, sfregando con energia, si districano e puliscono le  fibre tessili.
-Una Conocchia (9) in  osso, semplice asta attorno alla quale veniva avvolto un grosso filo di  lana (o altre fibre) già precedentemente attorcigliato su se stesso; con  un rapido movimento rotatorio si provvedeva ad arrotolare ulteriormente  questo grande filo con la conocchia, fino a che non si otteneva un filo  sottile e solido, pronto per essere lavorato nella tessitura.
-Fuso (10) e Fusaiole (11-12-13)  in argilla, ovvero rispettivamente una semplice asta lignea su cui  avvolgere le fibre di lana, e un piccolo pesetto, il quale, inserito nel  fuso, rendeva la rotazione delle fibre, ottenute dalla precedente  lavorazione con conocchia, regolare e veloce.
-Rocchetti (14-70) in ceramica facevano invece parte di telai in legno su cui le donne tessevano; erano utilizzati per tenere tirati i  fili della lana avvolti su di essi svolgendo la funzione di tanti  piccoli pesetti.
-Pesi da telaio (5-6-7-66-67)  di varie forme e dimensioni: a ciambella, a disco e troncoconici che,  come i rocchetti, testimoniano e rimandano alla presenza e l’utilizzo di  macchine per tessere.
 
In alto: Ricostruzione di fuso e telaio Museo Archeologico di Bologna
 
Per quanto riguarda
 i telai non vi sono altri oggetti che rimandano ad una loro presenza nella case  delle donne di Spina, né dall’abitato né dai corredi obliterati nelle  tombe, dando un’immagine delle donne di questa città come filatrici più  che tessitrici. Un’immagine quest’ultima di certo unica e probabilmente  poco realistica. Il mancato ritrovamento di un determinato tipo di  materiale non implica la sua reale assenza.
Tenendo conto di questi aspetti, secondo  un’interessante ipotesi, per la città di Spina è possibile l'utilizzo  da parte di alcune donne, specializzate nell’arte della tessitura, di  telai di uso comune e dunque di proprietà dell’intera comunità  cittadina, motivo per il quale non aveva senso defunzionalizzare tali  strumenti per chiuderli all’interno delle tombe.
Nonostante la loro assenza è possibile  conoscere la struttura di un telaio etrusco grazie alle diverse  raffigurazioni di donne intente a tessere, oltre che a filare e a  cardare la lana, presenti in altre tipologie di oggetti, ceramici e non  (si ricordano ad esempio il tintinnabolo della Tomba degli Ori,  rinvenuto a Felsina, l’attuale Bologna, e il trono in legno della tomba 89 di Verrucchio).
La realizzazione dei tessuti attraverso  la lavorazione della lana era attività di grande fatica e destrezza, e  le donne pertanto erano istruite in questo sin da bambine all’interno  delle mura domestiche, così da apprenderne al meglio la tecnica.
 
In alto: Ricostruzione grafica di telai verticali rappresentati  sul trono della tomba di Verrucchio, 89/1972 Lippi (Dis. A. Mignani)
Eleonora Rossetti
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